mercoledì 3 dicembre 2014

ti ho accettata come una bella calligrafia

Ovviamente la colpa è solo mia, lo scaricabarile non va più di moda da molto tempo. Eppure non posso fare a meno di accusare Palermo, qualsiasi problema si presenti. È una città stracolma di fantasmi, ogni angolo proietta i suoi ologrammi, grida la nostra storia ed è proprio questo a terrorizzarmi. Come dovrei comportarmi nel momento in cui la mia vita passata non mi sembra più mia? Cosa fare quando non mi riconosco nei miei ricordi? 



Si cambia col tempo, stai crescendo mi dicono - ed io me la chianto. Fatto sta che io non lo vedo come un problema, è solo molto strano. Sai, no, quando conosci una persona nuova e quella vuole sapere di più su di te, quello è il punto! Sono nata la milionesima volta quest'anno (che per fortuna sta per finire), lasciando spazio all'ennesima nuova me stessa alla quale sto lavorando in modo che sia quella definitiva. Ma quando la città ti grida in faccia quello che sei stato, mica facile valicare la porta di casa.
Palermo è magica, Palermo ed il suo e solo suo caffè, Palermo e la sua puzza
- che sa di casa tanto quanto il caffè cattivo, Palermo e lu mari, Palermo e la sua luce all'alba vista da Monte Pellegrino, Palermo insonne. La amo immensamente, mi manca quando la lascio, la odio quando la vivo, ne detesto gli abitanti, non finisco mai di scoprirla ed i suoi dettagli sono troppi per essere fotografati. Ogni bar è una storia più travagliata di quella di gesù cristo, ogni stradina del centro è pregna di baci alcolemici e conati adolescenziali, su ogni gradino c'è una montagnetta di mozziconi - risate in polvere e promesse inattendibili, ogni quartiere col suo specifico  pazzerello che tutti conosciamo e che quella sera ci disse quella cosa ed ancora ne ridiamo. C'è la Vucciria che, se potesse parlare, saremmo tutti nei guai! Ci sono le fermate di quegli autobus che si sa che non passeranno mai, quei cantieri che "entro l'anno prossimo" avranno completato il loro lavoro, quei quartieri che dio solo sa come ne siamo usciti vivi quelle volte che per sbaglio ci siamo andati a finire.


Brulica di malessere, eppure io la sento scorrere nel mio sangue e so che tutti i disagi che provoca non ci hanno danneggiato internamente, bensì ci hanno forgiati contro ogni futura problematica. Come sa reagire alla vita un palermitano, nessuno al mondo (per fortuna?). È lenitivo pensare che un giorno anche io la lascerò, anche io come la maggior parte delle persone che conosco mi lascerò alle spalle tutte le sue difficoltà per vivere finalmente "come la gente civile". Essì, sono proprio fuggiti tutti (o quasi) e non è stato affatto facile affrontare le mille distanze tra me ed i mille amici lontani. Ma come diceva Qualcuno, bisogna avere il coraggio delle proprie idee, ed io so di non essere pronta a tagliare il cordone ombelicale. Non mi pento di essere rimasta, non potrà durare per sempre e non lo desidero ma è questo il posto al quale appartengo e (purtroppo?) questo ce l'avrò stampato in fronte per il resto dei miei giorni.
<<Chi di voi l'ha vista partire, dica pure che stracciona era, quanto vento aveva nei capelli, se rideva o se piangeva. La mattina che prese il treno, era seduta accanto al finestrino, vide passare l'Italia ai suoi piedi, giocando a carte col suo destino. Ora i tempi si sa che cambiano, passano e tornano tristezza e amore, da qualche parte c'è una stanza più calda - sicuramente esiste un uomo migliore - io nel frattempo ho scritto altre canzoni, di lei parlano raramente ma non vero che io l'abbia perduta, dimenticata come dice la gente.>>





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